Baudelaire Vs. Gatsby

Per Baudelaire il “moderno” non fu solo un concetto applicabile ad ogni epoca per il nuovo che inevitabilmente detiene rispetto a quelle precedenti. Piuttosto, la modernità scandisce un ritmo sino ad allora sconosciuto.

Il poeta francese ci introduce nell’era della metropoli, agglomerato urbano ed umano, in cui l’esistenza ruota attorno a esperienze che non si solidificano, non si radicano, e che sfuggono di mano. La storia di ognuno è fatta di scene insignificanti per l’uomo comune, ma non per l’artista, che ci proietta nel mistero del loro succedersi attraverso la rappresentazione del bello.

In Baudelaire la comprensione dell’essenza della modernità non avviene all’interno di una filosofia della storia segnata dal primato della civiltà “nuova” sull’antico, bensì sulla ricerca di ciò che di eterno e duraturo si nasconde nel presente e nell’effimero: in un celebre passo del saggio intitolato, per l’appunto, “La modernità”, Baudelaire scrive:  «La modernità è il transitorio, il fuggitivo, il contingente, la metà dell’arte, di cui l’altra metà è l’eterno e l’immutabile […] perché ogni modernità acquisti il diritto di diventare antichità, occorre che ne sia stata tratta fuori la bellezza misteriosa che vi immette, inconsapevole, la vita umana».

L’obiettivo quindi è quello di “cercare e illustrare la bellezza della modernità”.  In questo modo il presente non acquisisce la consapevolezza di sé opponendosi a un’epoca ripudiata e oltrepassata, oppure a un passato mitizzato e idealizzato: l’attualità si costituisce invece come punto di incrocio fra istantaneità ed eternità, nel momento in cui il transitorio viene fissato poeticamente e trasfigurato nell’eterno.

Per contrapposto, “Il grande Gatsby”, il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald.

Ambientato negli Stati Uniti durante i cosiddetti Roaring Twenties (“i ruggenti anni venti“), narra la vicenda del ricco e potente Jay Gatsby e del suo tragico tentativo di far rinascere il vecchio amore tra lui e Daisy, che lo aveva respinto anni prima viste le sue incerte condizioni economiche. Il ricchissimo Gatsby tenterà di strapparla in tutti i modi a suo marito Buchanan (spoiler!): non solo non ci riuscirà, ma diverrà la vittima innocente del marito geloso dell’amante di Buchanan.

«Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato». Come si può capire dalla frase conclusiva del libro, questo romanzo è incentrato sulle illusioni, sui ricordi, sul passato, un passato così bello che è impossibile da dimenticare, e su come si vorrebbe far rivivere quest’ultimo in una maniera diversa al fine di cambiare il presente.

Siamo noi stessi a risospingerci nel passato, continuando a remare contro corrente; la corrente che rappresenta il tempo che scorre inesorabilmente, uno scorrere irreversibile in direzione opposta a quella che noi vorremmo. E il tentare di rimanere fermi non ferma il tempo, che diventa già passato rubando il tempo presente. Il nuovo diventa obsoleto, il giovane diventa anziano, l’attuale diventa passato, il moderno antico. E noi subiamo ciò senza mai riuscire ad accettarlo pienamente.

 

Lascia un commento